ALLA LUCE DELLA PAROLA – COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA 26/05/2024
SS. TRINITA’
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19)
Mt, 28, 16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
“Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!» (Gal 4,6)”.
Così san Paolo spiega il senso profondo della solennità liturgica di questa domenica. La sollenità della Santissima Trinità.
Solennità che vuole sottolineare il legame indissolubile tra Padre, Figlio e Spirito Santo ed al quale, ad opera dello Spirito Santo trasmesso a noi con il Battesimo, anche noi siamo ammessi per adozione.
Gesù con questo gesto li ha resi parte della sua stessa relazione con il Padre. Relazione che Giovanni spiega con la similitudine della vite e dei tralci.
I tralci possono vivere solo se restano attaccati alla vite perché è da essa che prendono il nutrimento, la vita. Così è per gli apostoli i quali, dalla forza dello stesso Spirito hanno il compito di rendere parte del legame trinitario “tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Padre, Figlio e Spirito Santo sono “tre persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno” (Papa Benedetto XVI).
Amore che è fondamento della nostra vita perché creati a Sua immagine e “la prova più forte che siamo fatti a immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati” (Papa Benedetto XVI).