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ALLA LUCE DELLA PAROLA – COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA 16/04/23

II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA 

“Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!” (GV 20, 27) 

Gv 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Gesù è risorto e il sepolcro vuoto lo dimostra. Sia i discepoli che le donne lo hanno visto, ma non sono ancora convinti che quello fosse un segno della risurrezione. Maria di Magdala, infatti piangeva pensando che qualcuno avesse trafugato il corpo di Gesù e i discepoli stavano chiusi in casa per paura dei Giudei.

È in questo contesto che Gesù appare prima a Maria e poi ai discepoli, confermandoli nella fede. Tutto è successo il primo giorno della settimana. In quel giorno Gesù è risorto ed è apparso ai suoi, è stato in mezzo a loro e quel giorno, il primo della settimana, è diventato per i cristiani il giorno del Signore, in cui ci ritroviamo per celebrare insieme l’Eucarestia, nella quale Gesù continua a rendersi presente in mezzo a noi.

Ma,quel giorno uno dei discepoli non era presente. Tommaso non c’era quando Gesù ha mostrato agli altri le ferite dei chiodi e del costato e, anche se i suoi compagni gli hanno subito detto tutto, lui non ha creduto. L’incredulità, però, non deve scandalizzare perché il bisogno di vedere, toccare con mano per credere fa parte della natura umana.

Invece, è interessante soffermarsi sul comportamento di Gesù di fronte all’incredulità di Tommaso. Mentre agli altri discepoli ha fatto solo vedere le ferite, a Tommaso le fa anche toccare. Lo invita a toccarle. Tommaso ne esprime il bisogno per credere al racconto dei suoi compagni, per credere che è risorto, e Gesù lo accontenta. Usa misericordia nei suoi confronti, non lo allontana per la sua incredulità, ma lo ama ancor di più attirandolo a sé e le ferite diventano la via per quell’amore. Attraverso le ferite che l’uomo stesso gli ha causato, Gesù gli va incontro  amandolo fino alla fine e da quell’amore Tommaso riacquisterà la fede. Tommaso, che fino a quel momento aveva vissuto in comunione con Gesù uomo, ora è partecipe di una comunione più profonda con il Risorto.

È il dono d’amore che ogni giorno si ripete sull’altare e che ognuno è chiamato a condividere. È l’Eucaristia nella quale possiamo contemplare quelle ferite e toccarle lasciandoci toccare da quell’amore, divenendo capaci a nostra volta di riamare.