Privacy Policy
Pubblicato da: Francescane Ancelle di Maria

ALLA LUCE DELLA PAROLA – COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA 10/03/2024

IV DOMENICA DI QUARESIMA

“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.” (Gv 3,14)

Gv 3,14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». 



Il popolo d’Israele, durante la permanenza nel deserto,  punto si ribellò a Dio protestando con Mosè. In quella situazione difficile, nella mancanza di cibo, nell’incertezza del domani, faceva fatica a credere nella salvezza di Dio. La manna che ogni giorno cadeva dal cielo non bastava a soddisfare il suo bisogno. La schiavitù del passato affiorava nella sua mente e nel suo cuore come un tempo migliore. Il signore ammonì gli israeliti facendo invadere il deserto da serpenti velenosi. Molti morirono e Mosè, di fronte a questa calamità, si rivolse a Dio implorando pietà per il suo popolo. Dio rispose chiedendo a Mosè di costruire un serpente di bronzo e innalzarlo sopra ad un bastone. Chiunque guardava quel serpente era salvato dal veleno dei serpenti (cfr. Num 21, 4-9). Il serpente innalzato sul legno era la salvezza del popolo.

Gesù utilizza questa immagine  per far conoscere a Nicodemo che la salvezza dell’uomo non sta nel serpente, ma nel Figlio dell’uomo che, come il serpente, sarà innalzato sul legno, il legno della croce.

Nicodemo, capo dei dottori delle Legge, aveva sentito parlare Gesù. Aveva visto persone guarire da malattie e infermità grazie a Lui e, di notte, quando nessuno lo vede va a casa sua. Gesù, con le sue opere e le sue parole, gli ha rivelato qualcosa di nuovo, che ancora non conosce e che lo studio della Scrittura non gli può dare. Gesù, alla fine di un lungo colloquio, gli svela l’origine della vera salvezza. Essa non sta nell’osservare la Legge, nei precetti e nei sacrifici. La salvezza viene da un uomo che sarà appeso ad una croce. Nell’uomo che è il Figlio di Dio mandato non per condannare il mondo, ma per salvarlo.

La salvezza viene dall’amore di Dio per l’uomo. “Era Dio infatti che riconciliava il mondo a sé in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe” (2Cor 5,19) dice san Paolo. La salvezza allora è credere a quest’amore e accoglierlo senza nasconderci, nella verità di noi stessi, nonostante il nostro peccato. La salvezza è nella fede.