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ALLA LUCE DELLA PAROLA – COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA 04/08/2024

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

“Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6, 29) 

 

Gv 6,24-35

In quel tempo quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».


Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! 

Da questa domenica, per quattro domeniche consecutive, la liturgia pone l’attenzione sul capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, sul lungo discorso del significato del pane. È un discorso molto importante perché ci permette di andare al cuore dell’Eucaristia e del suo senso più profondo.

Oggi ci viene proposto l’inizio di questo discorso che prende spunto dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci operata poco prima dal Signore. La folla, sfamata a sazietà va dietro a Gesù, lo cerca perché cerca ancora quel pane.

È normale essere attratti da ciò che soddisfa i propri bisogni. Ma Giovanni sottolinea che la fame vera dell’uomo non si sazia con un pane qualsiasi. La fame più profonda non è legata al cibo. L’uomo ha un’altra fame, ha bisogno di dare un senso alla propria vita per sentirsi vivo. La vita senza senso è come la morte. “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6,27), dice Gesù alla folla ancora affamata del pane che Lui stesso gli ha dato il giorno prima. E la folla non si tira indietro ma, non capendo, chiede cosa deve fare per avere quel pane.

Se i gesti compiuti dal Signore durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci avevano sottolineato l’importanza della condivisione, non solo dei beni, ma della vita stessa, ora viene sottolineata l’importanza della fede.

Quel pane, simbolo della vita, sazierà ogni fame solo se accolto nella fede nel Figlio, nella fede in Colui che darà se stesso come pane e che è davanti ai loro occhi. Essi pensano a Mosè e alla manna, che il popolo d’Israele mangiò nel deserto, e cercano un segno per credere che chi hanno davanti è proprio il Figlio di Dio. Ma, “non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (Gv 6,32-33).

Ora tutto si è svelato. Gesù è stato chiaro su l’origine di quel pane e ci chiama in gioco. Chiama in gioco la nostra libertà. Possiamo scegliere di credere in Lui e aderire a Lui e saziare la nostra fame oppure cercare ancora il pane.